Il Raid a Capo Nord in moto è un itinerario classico in ambito motociclistico, paragonabile al Coast to Coast sulle strade americane.
Quello che è al giorno d'oggi contemporaneamente un'avventura e una moda ha origini italiane ed abbastanza lontane nel tempo, ovvero nel periodo tra le due guerre mondiali.
Il viaggio
Ogni estate, quando le condizioni climatiche a quelle latitudini divengono sopportabili, migliaia di motociclisti provenienti da tutta Europa, risalgono le strette strade scandinave che costeggiano i fiordi ed approdano a Nordkapp.
Attualmente l'itinerario non è più nelle condizioni in cui lo dovettero percorrere i pionieri, né le motociclette sono così spartane, ma resta ancora un viaggio impegnativo data la sua lunghezza e le particolari condizioni meteorologiche scandinave. Infatti, occorre essere ben attrezzarti contro la pioggia, visto che le precipitazioni si alternano al sole frequentemente; inoltre, occorre fare particolare attenzione nel percorrere le migliaia di chilometri di stradine, ora asfaltate ma un tempo sterrate, che costeggiano i fiordi poiché la bellezza del paesaggio tende a "carpire" l'attenzione del pilota.
Il raid in moto a Capo Nord riesce ad avere, ancora oggi, un notevole richiamo pubblicitario; la Moto Guzzi infatti ha scelto di ripetere l'impresa, a distanza di molti anni, nel luglio 2006 per la presentazione del suo nuovo modello con il quale ha anche ripresentato il nome "Norge".
Attualmente l'itinerario non è più nelle condizioni in cui lo dovettero percorrere i pionieri, né le motociclette sono così spartane, ma resta ancora un viaggio impegnativo data la sua lunghezza e le particolari condizioni meteorologiche scandinave. Infatti, occorre essere ben attrezzarti contro la pioggia, visto che le precipitazioni si alternano al sole frequentemente; inoltre, occorre fare particolare attenzione nel percorrere le migliaia di chilometri di stradine, ora asfaltate ma un tempo sterrate, che costeggiano i fiordi poiché la bellezza del paesaggio tende a "carpire" l'attenzione del pilota.
Il raid in moto a Capo Nord riesce ad avere, ancora oggi, un notevole richiamo pubblicitario; la Moto Guzzi infatti ha scelto di ripetere l'impresa, a distanza di molti anni, nel luglio 2006 per la presentazione del suo nuovo modello con il quale ha anche ripresentato il nome "Norge".
La storia
Tutto ebbe inizio dall'ingegner Giuseppe Guzzi detto "Naco", fratello maggiore del più noto Carlo (il fondatore della Moto Guzzi) e vero supervisore tecnico della casa di Mandello del Lario. Veniva descritto come un burbero ai limiti della misantropia che soffriva enormemente il caldo in qualunque stagione, tanto da lavorare regolarmente al tecnigrafo in canotta e mutande. Forse per questo non amava ricevere visitatori: lo distraevano dai suoi calcoli e, soprattutto, lo costringevano a rivestirsi. Durante i mesi estivi compiva lunghi viaggi in Austria, in Germania o in Francia, con il duplice fine di collaudare le sue realizzazioni e trovare un po' di refrigerio. Nel 1927 "Naco" realizzò il prototipo del modello "GT 500", prima Moto Guzzi con telaio elastico e, in onore al dirigibile italiano che l'anno precedente aveva consentito alla missione di Umberto Nobile e Roald Amundsen di sorvolare il Polo Nord, la nuova moto viene subito ribattezzata "Norge". Si trattava di una mossa promozionale che tentava di cavalcare l'entusiasmo del momento, però suscitando un coro di proteste dalle case motociclistiche concorrenti, le quali accusarono la Moto Guzzi di approfittare slealmente della popolarità di quell'impresa, senza alcuna dimostrazione di merito. La diatriba diventò una guerra a colpi di comunicati - stampa che finì per infuocare la già caldissima estate del 1928, causando molte inquietudini a Carlo Guzzi, il quale temeva un enorme "danno d'immagine" per l'azienda. Incurante della polemica in corso, il fratello Giuseppe si preparava tranquillamente alle sue consuete ferie itineranti. Ma era solo apparenza, in realtà stava architettando un'altra delle sue trovate: inforcata la "Norge", partì per il solito giretto estivo, che questa volta fu di oltre seimila chilometri e lo portò sino a Capo Nord. Raggiungere il circolo polare artico, sulle strade e con le moto dell'epoca, era un'impresa strabiliante e la notizia campeggiò sui giornali dell'intera Europa, richiamando migliaia di curiosi sulla strada del ritorno. Non appena rientrato a Mandello, spossato più dai bagni di folla che dal viaggio, "Naco" si rimise in mutande al tecnigrafo, lasciando al fratello il compito di destreggiarsi nella ridda di interviste, premiazioni e convegni. La leggenda vuole che Carlo Guzzi, uomo poco avvezzo ai complimenti, sia entrato nell'ufficio del fratello e, senza neppure accennare all'impresa appena compiuta, discusse con lui per un paio d'ore circa le modifiche da apportare alle sospensioni. Ma questa volta, imputando la canicola, anche l'austero Carlo si mise in canotta e mutande; un singolare e muto omaggio che, tra i due burberi, valeva mille elogi.
Fu così che la Moto Guzzi poté utilizzare a pieno titolo la denominazione "Norge", e Capo Nord divenne un'importante meta motocicloturistica.
Fonte: Wikipedia®